Serena Carra
Sono nata a Carpi, provincia di Modena, ho 49 anni, sono sposata e mamma di due maschi di 9 e 11 anni. Sono fiera di essere una ricercatrice e credo che l’emergenza sanitaria legata alla diffusione del coronavirus ci abbia fatto comprendere quanto la ricerca scientifica sia fondamentale e di quanto investire per formare personale sanitario di qualità, compresi i ricercatori che lavorano nell’ambito sanitario, e sostenerli quotidianamente nel loro operato sia prezioso per il bene di tutti!
Chi fa ricerca è spinto dalla voglia di aiutare, mettere le proprie competenze a disposizione della comunità scientifica e dalla fierezza di poter svolgere un lavoro che racchiude una forte responsabilità sociale.
Sono diventata ricercatrice perchè affascinata ed incuriosita dalla complessità della biologia. Tra esperienze all’estero più significative ci sono i due post-dottorato di ricerca in Canada e Paesi Bassi: nel 2009 sono stata anche promossa professore universitario presso lo UMCG nei Paesi Bassi, ma nel 2011 sono rientrata in Italia in qualità di ricercatore nell’ambito del programma “Rientro dei cervelli – Rita Levi Montalcini”.
Credo che un ricercatore debba essere disposto a seguire una traccia dettata dallo sviluppo delle proprie ricerche al fine di migliorare le proprie competenze e di confrontarsi a livello internazionale. Ogni persona con cui ho condiviso il mio percorso scientifico ha, a suo modo e con piccoli gesti quotidiani, segnato la mia vita. Perchè studio la SLA? La mia ricerca sui sistemi di controllo della qualità delle proteine e sui meccanismi cellulari di risposta allo stress mi hanno portato a studiare la SLA e a postulare che alcuni di questi processi, ancora poco noti a livello molecolare, siano implicati nella progressione della patologia. Il mio obiettivo è trovare le risposte a domande come: cosa determina lo sviluppo di questa patologia? Cosa va storto e come possiamo correggerlo?
Con il nuovo progetto finanziato da AriSLA ‘SUMOsolvable’ continueremo a studiare questi meccanismi cellulari, in particolare quelli che possono essere all’origine della formazione di aggregati della proteina TDP-43, presenti sia delle forme sporadiche che di quasi tutte le forme familiari di SLA. L’obiettivo del progetto è studiare se e come la modificazione chimica della proteina TDP-43, definita SUMOilazione, sia in grado di mantenerne la stabilità in condizioni di stress, evitandone l’aggregazione e permettendo il mantenimento della sua funzionalità nel metabolismo dell’RNA, molecola implicata in vari ruoli biologici di codifica e decodifica dei geni.
Nel corso degli anni ho incontrato diverse persone con SLA e ciò che mi ha colpita è la loro speranza che ci sarà un futuro migliore. Ecco perché la ricerca non può fermarsi!
Senza il contributo di ricerca da parte di AriSLA, non sarei stata capace di ottenere praticamente alcun risultato e non avrei potuto contribuire a formare e sostenere giovani ricercatori che hanno tanta voglia di fare. Senza il sostegno di Fondazione AriSLa e Fondazione Telethon probabilmente non avrei ottenuto la promozione a professore associato e sarei stata obbligata ad abbandonare la ricerca o il mio paese di origine per ritornare all’estero.
Grazie al finanziamento AriSLA ho avuto accesso anche a finanziamenti da parte della comunità europea (call JPND), da parte del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI) e da parte del MIUR.
Tra i miei hobby ci sono la musica – suono, o meglio strimpello, il violino – e la pittura: attività che mi aiutano a distaccarmi dalla quotidianità ed a guardare al mio operato con una luce nuova, un’angolazione diversa, che porta a comprendere meglio le cose.
Il mio sogno nel cassetto? Contribuire a migliorare le condizioni di lavoro per i ricercatori in Italia ed incentivare una riforma sulle modalità di accesso alla ricerca e sulle tipologie contrattuali. (data pubblicazione 30/01/2023)