Luca Muzio
Sono nato a Lavagna esattamente cinquanta anni fa e sono felicemente sposato con Roberta. Mi sono formato inizialmente a Genova per poi completare il mio cammino con il dottorato di ricerca conseguito a Milano, dove lavoro tutt’oggi. In questo momento viviamo tutti nell’incertezza di come sarà la nostra società “dopo il Sars-cov-2”: spero che alcune cose possano cambiare. Abbiamo capito che impoverire la ricerca ed in generale la sanità non è la strada giusta da percorrere per una società la cui età media si alza progressivamente. Abbiamo capito che le persone più fragili sono le prime a pagare quando ci si presenta di fronte un evento catastrofico come l’attuale epidemia virale. Pertanto prendersi cura di queste persone è la missione imprescindibile di una società evoluta. Infine, penso che si debba lavorare per elevare la cultura scientifica generale del nostro paese. In questi giorni i media trasudano di incertezza, paura e fake news, un mix micidiale se si vuole terrorizzare ulteriormente la gente. Incertezza e paura li posso comprendere, nei momenti bui entrambe sono in seno a tutti noi, le fake news ovviamente no.
Sono diventato ricercatore per via di una discreta curiosità che era in seno a me sin da quando ero un giovane studente dell’Istituto Tecnico Industriale Statale e amavo smontare e rimontare i motori a combustione interna. Sicuramente un pizzico di fortuna nell’aver incontrato i mentori giusti al momento giusto ha contribuito a identificare il mio futuro professionale in questo campo.
Mi ritengo fortunato, proprio per gli incontri con persone che mi hanno dato tanto senza chiedere nulla in cambio. Parlo di persone come Giorgio Corte e Edoardo Boncinelli, a cui, senza ombra di dubbio, devo molto. Perché studio la SLA? Posso sintetizzare una risposta in due concetti che mi stanno a cuore. Per prima cosa dietro la parola SLA ci sono persone che mi sono coetanee e che sento molto vicine. In seconda battuta, grazie ai miei mentori ho sempre studiato il sistema nervoso centrale. Da studente di dottorato, mi curavo di comprendere come si sviluppa il cervello, oggi cerco di comprendere come esso possa essere protetto e preservato. Ho avuto la possibilità di incontrare persone con SLA, spesso insieme ai loro familiari. Ho sempre letto nei loro occhi speranza e fiducia nei confronti di chi fa ricerca. La responsabilità di non tradire quegli sguardi e di dare sempre il massimo sono le motivazioni che mi accompagnano tutti i giorni al lavoro.
Nella normalità passo le ore libere con la famiglia che include due splendide border collie. A volte vado a scalare in montagna, spesso da solo, oerchè la montagna porta sempre consiglio ed il silenzio che l’avvolge è fonte d’ispirazione. Oggi il mio tempo libero è condizionato dall’emergenza Sars-cov-2 e come tutti lo trascorro a casa. Da buon ligure, non ho mai avuto “un sogno nel cassetto”, ciò non significa che sono rassegnato agli eventi, semplicemente che navigo a vista cercando di non tradire le persone che mi accompagnano in questo viaggio. Ogni volta che mi guardo alle spalle vedo cose che non erano neppure immaginabili qualche anno fa e rifletto su cosa potremo fare tra qualche anno. (data pubblicazione 7/4/2020)