Gianni Sorarù
Sono nato ad Agordo in provincia di Belluno, ho 53 anni e sono papà di due ragazze di 20 e 18 anni.
Sono diventato ricercatore perché, una volta scelto di intraprendere la professione di medico, desideravo poter contribuire in prima persona allo sviluppo delle cure per i pazienti che seguo.
Accanto alla passione, nella mia attività di ricerca e clinica è sempre presente un forte senso di dovere a soddisfare l’impegno che ho assunto con l’Istituzione Accademica cui appartengo e con i pazienti che seguo. Il tutto, passione e dovere, sono il vero motore del mio lavoro.
L’esperienza diretta della SLA, attraverso le visite dei pazienti ed il conseguente rendermi conto dello sconforto di questi ultimi per la mancanza di risposte da parte dei medici, mi hanno indicato la direzione da prendere sia a livello di ricerca che come medico.
Durante la scuola di Specializzazione, ho completato il mio percorso di formazione a Londra presso il Centro per le Malattie Neuromuscolari diretto dal prof. Muntoni all’Hammersmith Hospital- Imperial College.
L’incontro che ha cambiato la mia vita professionale è stato quello con il prof. Corrado Angelini, che curiosamente avevo scelto solo perché il primo della lista in un elenco di docenti di Neurologia con cui svolgere il mio internato per tesi. Grazie al suo entusiasmo ed alla sua genialità, nonostante i modi bizzarri, ho potuto scoprire la passione per la ricerca scientifica e ho capito come essa integri virtuosamente l’attività clinica. Altrettanto importante, però, è stata la successiva collaborazione con la prof.ssa Elena Pegoraro che mi permesso di consolidare la passione per la ricerca e di perfezionare il mio approccio alla metodologia scientifica.
Più che un modello, ho un principio di riferimento che è quello di mettere sempre in discussione tutto quello che faccio. Pur faticoso, è un buon modo per continuare a migliorarsi.
Il mio interesse per le malattie dei motoneuroni è arrivato per caso, dovendo sostituire nell’ambulatorio dedicato una Collega che era stata assunta in un altro ospedale. Il progetto di ricerca sulla SLA finanziato da AriSLA ha lo scopo di esplorare il coinvolgimento nella SLA del sistema nervoso autonomico il cui ruolo nella patogenesi della malattia e la cui possibilità di rappresentare un target terapeutico sono obiettivi davvero intriganti.
I finanziamenti ARISLA rappresentano un trampolino per farsi meglio conoscere dalla comunità scientifica che si occupa di SLA. Questo è fondamentale per il successo nelle applicazioni future.
In quanto responsabile di un Centro di Riferimento per la SLA, comunico la diagnosi a molti pazienti e ne seguo centinaia ogni anno. Di ciascuno di loro, mi colpiscono la voglia e la forza di vivere.
Il mio sogno nel cassetto: vincere il premio Nobel per la Medicina avendo scoperto la cura per la SLA!